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STORIA DEL JU-JITSU

Il Ju-Jitsu è una delle arti marziali più antiche.  Sicuramente la più antica del Giappone tra quelle arrivate ai giorni nostri.  Uno dei primi cenni

sul Ju-Jitsu si ha nella mitologia giapponese che racconta che gli dei Kajima e Kadori utilizzarono il Ju-Jitsu per educare gli abitanti selvaggi e senza leggi delle province dell'Est.

Sebbene provenga dal Giappone, si pensa che il Ju-Jitsu sia arrivato lì dalla Cina. Ad ogni modo nessuno può dire con certezza né dove né quando ebbe origine. Si è comunque in genere concordi sul fatto che abbia più di 2500 anni; per quanto riguarda la distribuzione iniziale si hanno documentazioni che attestano la presenza di esso, oltre che ovviamente in Giappone, in Cina, Persia, Egitto e persino in Europa centrale, in una zona che attualmente si trova in Germania.

Il Ju-Jitsu ha avuto molteplici influenze iniziali da parte di altre arti marziali preesistenti e, a sua volta, ha dato origine ad altre famose arti marziali giapponesi come Aikido, Judo o alcuni stili del Karate.

In Giappone il Ju-Jitsu si è sviluppato durante la guerra tra Clan, durata quasi 8 secoli.

Durante il IX secolo il Giappone non era come lo conosciamo adesso ma era formato da tantissimi regni indipendenti che avevano tra loro complicatissime relazioni politiche ed economiche simili a quelle del nostro feudalesimo europeo. Mentre in Europa c'erano i signori feudatari, in Giappone i regni erano governati dai Daimyo, i quali erano di fatto i proprietari terrieri dei regni stessi. I daimyo erano continuamente minacciati di guerra e per difendersi assoldavano dei guerrieri mercenari. La maggior parte dei guerrieri assoldati di questo periodo erano arcieri a cavallo: l'arco era l'apice della tecnologia militare e il saperlo usare era considerato l'abilità più importante per un combattente. I daimyo offrivano privilegi sociali a questi mercenari in cambio dei loro servizi e fu così che, nel tempo, questo li fece diventare una classe nobile. Questi combattenti nobili divennero noti con il nome di Samurai.

Mano a mano che i regni più grandi conquistavano quelli più piccoli, diventando ancor più grandi, cambiavano anche le necessità di guerra: su larga scala le capacità di incursione degli arceri a cavallo erano meno importanti e significative mentre acquisì sempre più rilievo la fanteria. I samurai iniziarono dunque a combattere, oltre che con l'arco, con spada e lancia. All'inizio del X secolo tutti i samurai iniziarono a portare la spada e diventarono principalmente spadaccini.

Nel XII secolo tutti i Samurai erano ormai guerrieri completi e diventarono la classe dirigente. Tutti i daimyo, infatti, erano samurai. In quanto nobili, i Samurai facevano parte di quella piccola parte di persone che non avevano bisogno di coltivare o allevare il proprio cibo; questo dava loro abbastanza tempo libero da dedicare al perfezionamento della loro arte: la guerra. Coloro che riuscivano a sopravvivere fino alla vecchiaia, tramandavano le loro abilità nelle accademie di combattimento, dove gli altri Samurai mandavano i loro figli a imparare l'arte della guerra. Nei secoli immediatamente successivi queste accademie si diffusero per tutte le nazioni che si trovavano sul territorio giapponese. Una delle abilità che un govane samurai poteva apprendere in queste accademie era l'arte del combattimento ravvicinato: il Ju-Jitsu.

Il Ju-Jitsu si sviluppò come arte marziale senza armi in una cultura dove praticamente tutti erano armati; l'obiettivo primario era dunque occuparsi dell'arma dell'avversario. I Samurai si allenavano quindi contro spade, lance e pugnali. L'allenamento prevedeva anche imparare a colpire occhi, naso, genitali e altri punti vitali; tuttavia colpire non era un obiettivo primario del Ju-Jitsu in quanto le armature degli altri samurai ne negavano sensibilmente l'efficacia.

Le nazioni del territorio giapponese conobbero una relativa pace durante il dominio dei dittatori militari conosciuti come shogun e ogni nazione aveva il proprio esercito di Samurai perfettamente addestrati. Con l'indebolirsi del potere degli shogun però crebbero le tensioni tra questi stati. A metà del XV secolo il precario equilibrio presente in Giappone si spezzò e per i due secoli successivi le sue nazioni furono invischiate in una guerra praticamente costante. In questi 200 anni di guerra  i Samurai furono il punto di riferimento di tutti gli eserciti e il Ju-Jitsu dovette quindi dimostrare la sua efficacia. In battaglia i Samurai dovevano abbattere i nemici in armatura, quando se ne presentava l'occasione, con proiezioni o sgambetti. In genere usavano questi metodi solo dopo essersi assicurati un vantaggio letale in seguito a uno scontro armato, solitamente con spade. Una volta ottenuto questo vantaggio, il samurai vincitore si liberava velocemente della vittima usando qualsiasi cosa, dalla propria spada al premere i bulbi oculari, fino a utlizzare sull'avversario il suo stesso pugnale.

Volgendo al termine il periodo di guerra intensa, il XVIII secolo diventò l'età d'oro per i Samurai: le grandi guerre erano rare e come risultato le arti marziali poterono prosperare, visto che non moriva più una grande quantità di Samurai in battaglia. Nacquero così molte scuole di arti marziali e le tecniche  evolsero e si svilupparono. Fu durante questo periodo che prese campo il nome "Ju-Jitsu".

Sebbene si traduca come "arte della gentilezza", il Ju-Jitsu era una disperata arte di sopravvivere con qualunque cosa a propria disposizione. Molte tecniche prevedevano l'uso di lame, catene, morsi, pressione degli occhi o anche solamente la pura forza bruta per assicurarsi un vantaggio. Nonostante ciò, la maggior parte delle tecniche al giorno d'oggi sfrutta il principio di utilizzare lo slancio dell'avversario o leve articolari piuttosto che la forza bruta.

Nonostante questo periodo di pace, le divisioni politiche continuavano a frammentare il Giappone. Le scuole che si trovavano in nazioni  o isole differenti non si relazionavano e ognuna sviluppava il proprio stile, detto anche ryu. Rappresentanti di scuole diverse a volte mettevano alla prova le loro abilità marziali gli uni contro gli altri in duelli alla morte. Ogni scuola si concentrava su una diversa combinazione di armi e approcciava il Ju-Jitsu in maniera diversa. Per esempio alcuni ryu si concentravano principalmente a utilizzare il Ju-Jitsu in combinazione con armi, altre scuole invece sviluppavano anche tecniche che prevedevano trovarsi con la schiena a terra. Bisogna precisare comunque che lavorare con la schiena a terra non era cosa comune per un Samurai: in battaglia ogni samurai che veniva atterrato ed era fortunato abbastanza da rimanere cosciente, non sarebbe stato in grado di usare niente di nemmeno vicino a una guardia moderna ma invece avrebbe disperatamente cercato di rimettersi alla meno peggio in piedi, tutto ciò provando a evitare di essere trafitto dall'avversario attraverso i punti deboli dell'armatura.

Nel 1868 il potere passò dagli shogun all'imperatore. Un'ordinanza imperiale del 1871 fece sì che tutti gli aspetti della cultura dei samurai, tra cui la pratica delle arti marziali, fossero banditi. I pochi maestri che continuarono a insegnare Ju-Jitsu durante la seconda metà del XIX secolo dovettero scegliere se andarsene dal Giappone o allenare in segreto, tramandando la loro conoscenza a un solo allievo fidato o a un gruppo selezionato.

Fu proprio in questo clima che Jigoro Kano sviluppò, nel 1882, un nuovo tipo di Ju-Jitsu focalizzato più sull'aspetto sportivo e del semplice esercizio fisico, chiamandolo Judo. Fu lui a introdurre anche il sistema di cinture colorate che abbiamo oggi, con i kyu (sotto-gradi) e i dan (gradi).

Diversi praticanti scelsero quindi di passare a questa versione più "gentile" del Ju-Jitsu poiché era anche l'unico modo legale per allenarsi. All'inizio del XX secolo, negli anni 20, Morihei Ueshiba creò l'Aikido, basando il suo nuovo sistema solo su un determinato gruppo di tecniche del Ju-Jistu, in particolare leve al polso e al braccio.

Sotto l'occupazione americana del Giappone dopo la seconda guerra mondiale, molti stili di combattimento furono di nuovo banditi a causa del loro potenziale collegamento con il militarismo. Così è stato fino al 1951, quando l'occupazione cessò e finalmente il Ju-Jitsu tornò a prosperare sia nel suo paese di origine sia in un gran numero di altre nazioni nel mondo, come l'Italia.

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